RUGGERI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:

il cosidetto «decreto legislativo Gasparri» (n. 198 del 2002) sulle antenne per la telefonia mobile sta creando su gran parte del territorio nazionale gravissime situazioni di disagio e di ribellione dei cittadini, come il caso di molti comuni della provincia di Mantova, a causa dello strapotere degli operatori del settore, che decidono da soli dove, come e quando installare i loro ripetitori; i problemi irrisolti sono sostanzialmente di due ordini: la mancanza di risultati definitivi di studi medico-scientifici sull'esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche e, soprattutto, la mancanza di partecipazione e ruolo democratico dei cittadini e dei comuni. Questi ultimi pare che non abbiano strumenti in grado di regolare l'installazione delle antenne e consentire un'ordinata pianificazione urbanistica; nella città di Mantova, grazie a molti comitati di quartiere, con la raccolta di numerosissime firme di cittadini ad opera dell'associazione di Lunetta «Vivere la città», i problemi sollevati riguardano l'installazione di ripetitori proprio nei centri abitati accanto ad asili, scuole e impianti sportivi; il cosiddetto «decreto legislativo Gasparri» pare svuotare ogni potere costituzionale dei comuni, che non riescono neppure ad aggrapparsi al principio di «precauzione» per incidere sui siti dove si installano le antenne e rimangono in «scacco» rispetto ai cittadini, che non sanno più a chi rivolgersi per farsi rappresentare e tutelare; operatori del settore pagano bene l'uso dei suoli, sia di proprietà pubblica che privata, e fanno quello che vogliono, coperti proprio dal «decreto Gasparri», tanto che se un operatore del settore decidesse di installare un'antenna, ad esempio a Mantova, davanti la basilica di San Andrea o al centro di piazza Sordello, nessuno potrebbe impedirlo; pare ormai assodata l'assenza di una normativa che tuteli la salute degli abitanti e la fisionomia dell'arredo urbano -: se intenda chiarire l'effettiva portata politica e tecnica del decreto legislativo, se non ravvisi la necessità di modificare il decreto per stabilire dei criteri per la scelta dei siti da concordare con i comuni e se non ritenga che sia opportuno intervenire con urgenza per anticipare i blocchi che molti comuni stanno facendo invocando il principio di «precauzione» e per anticipare le vie giudiziarie che diverse regioni hanno intrapreso davanti la Corte costituzionale, al fine di giungere alla dichiarazione illegittimità costituzionale del decreto.

(3-02282) (13 maggio 2003)